COME AFFRONTARE LA FIBROMIALGIA
mente (cervello)
17 giugno 2022
Come affrontare la Fibromialgia | Stefano Manera Blog

È possibile guarire dalla Fibromialgia? Come possiamo affrontare questa sindrome che colpisce tantissime persone, soprattutto donne, con fiducia e speranza di miglioramento? Esiste un approccio terapeutico efficace che non si limiti solo a far tacere i sintomi?

 

Ne abbiamo parlato nella diretta Facebook del 13 giugno 2022 con Cristina Cogoi e Valentina Gattafoni, entrambe coach.

Due donne che col loro lavoro e la loro esperienza personale portano valore aggiunto rispetto alla consueta narrazione della sindrome fibromialgica, fino a pochi anni fa considerata solo una patologia psichiatrica o psicosomatica, curata con i farmaci classici della psichiatria e spesso ancora oggi sottovalutata.
Pur sapendo che non esiste una malattia che non abbia una componente psicosomatica e che l'essere umano è una triade corpo-mente-spirito, sappiamo ora che l'approccio di cura deve essere completo per agire in modo che avvenga una vera e propria guarigione, che è soprattutto guarigione dell'anima.

 

 

COSA È LA FIBROMIALGIA?

 

La Fibromialgia è una sindrome, che ha come sintomo principale il dolore muscolo scheletrico diffuso e che colpisce circa due milioni di persone (solo in Italia), a prevalenza femminile. I suoi sintomi sono molteplicirendono difficile la vita di chi ne soffre.


Si possono presentare sensazioni diffuse di bruciore, oltre al dolore, disturbi del sonno e astenia (debolezza). Si osserva spesso un affaticamento che può rendere impossibile svolgere le normali attività quotidiane e lavorative. Apnea notturna, il fenomeno delle gambe senza riposo, disturbi del sistema nervoso centrale, cefalee, rigidità mattutina, depressione, attacchi di panico, tono dell'umore molto variabile, numerosi fenomeni collaterali anche intestinali, parestesie, cistiti recidivanti, problematiche legate alla memoria, difficoltà nello studio e della concentrazione, cali della libido, ovaio policistico e in certi casi infertilità.

 

Questi sintomi non sempre (per fortuna) affliggono contemporaneamente un paziente, ma comunque spesso molti medici li sottovalutano ascrivendoli a problemi di stress.
Una mutazione genetica molto diffusa e ancora oggi non sempre riconosciuta per la sua importanza spesso si ritrova nei pazienti fibromialgici, parliamo della mutazione del gene MTHFR nei suoi due polimorfismi (C677T e A1298C). A tutto questo si accompagna sempre l'infiammazione di basso grado.

 

 

MA SI PUÒ RISOLVERE? E IN CHE MODO?

 

L'esperienza di Valentina, che ha affrontato la malattia in prima persona fino ad arrivare alla piena remissione dei sintomi, ci insegna che una via di guarigione esiste.

Valentina visualizzava se stessa quando stava male come a un groviglio nero con delle spine rosse che rappresentava molto bene la sensazione di sofferenza e dolore, di costrizione e vuoto. Il suo sentirsi intrappolata, disconnessa, senza luce. Ma quel quadro si può cambiare.
Si può diventare attori della propria vita e non più comparse.

Quel groviglio è la resistenza del nostro ego e della nostra mente alla liberazione che la nostra anima desidera, rappresenta le maschere che ci siamo messi nel tempo, le credenze di cui ci siamo caricati.


La cosa che accade è che quando si entra in quella spirale di dolore si aggiunge sofferenza, frutto di una storia che abbiamo imparato a raccontarci, ci si identifica con quella immagine sofferente, ci si sente non meritevoli, si entra in uno stato di lamentela ed emozioni come paura e rabbia brulicano dentro di noi.

Il fulcro di tutto sta nell'imparare ad amarsi di un vero amore profondo nelle relazioni e nelle cose anche piccole che scegliamo di fare e che ci diciamo. Valentina racconta che era ferma a letto e sarebbe stato più semplice rimanere malata, ma scelse di alzarsi e ritrovarsi, di ritrovare l'essenza dentro di sé, la sua unicità, il suo giardino interiore. Bisogna togliere strato dopo strato tutto quello che ci blocca, cambiare atteggiamento, scegliere di avere nuove e sane abitudini, a poco a poco.

 

Il tema è la consapevolezza e l'assoluta necessità di cambiare. Consapevolezza che non è sinonimo di conoscenza, perché la consapevolezza implica l'azione verso il cambiamento.

 

 

PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA PROPRIA VITA

 

È tempo di responsabilità. A livello inconscio abbiamo tante emozioni e traumi derivanti dal passato, dalla famiglia, dalla nostra storia.

A livello emozionale il paziente fibromialgico si sente inadeguato, incapace di venirne fuori. Il corpo esprime il dolore proprio per parlarci, ma il problema è che non gli diamo sufficiente ascolto, non vogliamo ammettere di essere vulnerabili.

Senza vittimismo, dobbiamo imparare a lasciare andare le persone e le cose cui siamo attaccati, l'unica cosa a cui dobbiamo rimanere attaccati è la nostra essenza, fatta di energia che non muore mai.

La salute è corpo, spirito, mente, e socialità. Approccio multidisciplinare significa proprio questo.

Vogliamo stare concentrati nel lamento, nei pensieri ossessivi o capire che la felicità viene da dentro?

 

Dobbiamo amarci, nessuno là fuori ci amerà mai come ci possiamo amare noi. Dobbiamo accettare di fare scelte complicate, di non accontentarci, di non subire.
Prendersi la responsabilità significa uscire dal ruolo di vittime. Siamo vittime perché in quel ruolo troviamo del beneficio, inconsciamente. Ma se ci raccontiamo sempre la stessa storia le cose non cambieranno mai.

 

Dobbiamo lasciare andare, non resistere, mollare, accettare. Tutto questo non significa  accontentarsi, ma mollare tutti quei blocchi che ci siamo costruiti. Dobbiamo smetterla di indossare occhiali scuri che non ci permettono di vedere tutte le possibilità che abbiamo. La difficoltà ci serve sempre per evolvere, andare oltre, vedere tutto in modo diverso, più ampio.

 

L'epigenetica dice che ognuno di noi, in base al suo stile di vita, con il movimento fisico, l'alimentazione, il giusto riposo, per esempio, può accendere o spegnere in maniera reversibile la manifestazione dell'espressione dei geni. Perché l'ambiente esterno interagisce con noi, ma è anche un tutt'uno con noi. Dobbiamo avere la forza di tornare a casa, dove l'ego non ci serve più.


Quel groviglio di sofferenza ci è servito per sopravvivere, ci siamo adeguati, ma se noi continuiamo a immettere dentro di noi emozioni che ci portano sofferenza il corpo si abitua, si adatta ad un meccanismo di dolore e rassegnazione.
In qualunque momento, a qualunque età, possiamo scegliere di immettere nel nostro corpo pensieri buoni che portano benessere, perché non siamo qui, con la nostra anima, per ammalarci e soffrire.

 

Siamo qui per fare esperienza, dobbiamo esserne consapevoli, e non aver paura di morire.

 

Il paziente fibromialgico è arrabbiato perché la sua malattia non viene riconosciuta.
Dovremmo invece pensare un pensiero nuovo positivo, senza aspettarci che altri abbiano la responsabilità di come siamo e stiamo. Abbiamo la responsabilità assoluta di come stiamo. La felicità e l'infelicità sono solo esclusivamente nelle nostre mani, non dipendono da nessun altro.

 

Bisogna eliminare questo vizio mentale.
Il nostro cervello desidera risparmiare energia e non gli interessa modificare le abitudini, se lo abituiamo alla sofferenza quella diverrà la nostra identità. Queste sono credenze sulle quali si basano anche tutti i vizi epigenetici e che riguardano la nostra famiglia d'origine e la storia attraverso cui siamo passati.
La vita di tutti noi è condita dalla sofferenza, ma il grande insegnamento è avere la possibilità di uscirne, conviverci e al tempo stesso lasciare andare, fare in modo che il dolore non ci trasformi. Uscire dal paradigma dell'identificazione, avere coraggio, il coraggio di guarire.

 

Una volta per tutte. Qui e ora.

La nostra vita non è nel passato, è ora e solo ora abbiamo la possibilità di compiere il cambiamento decisivo.

 

Chi sei tu senza fibromialgia? Se non sai rispondere, ti identifichi in quel groviglio di dolore.

La radice di tutto è questa. Lasciare andare il passato, rielaborarlo, fare un passo nello scegliersi, smettere di spezzare la propria vita per gli altri, per esserci per tutti. Iniziando con piccoli passi ma prendendoci la responsabilità, senza dare colpe a nessuno.
Si ha paura di intraprendere un persorso perché richiede fatica e coraggio, ma poi capiamo che è il più bello dei viaggi se tutto si affronta con piccole azioni. Camminare, per esempio, all'inizio pochi minuti al giorno, poi di più, l'alimentazione, il lavoro interiore.

 

L'intenzione ci guida, è fondamentale, la forza ce l'abbiamo dentro ma spesso non lo sappiamo, perché piano piano l'autostima si riduce.

Dobbiamo recuperare quelle risorse che attraverso le lenti oscurate non vediamo. Piano piano, allenandoci alle nuove abitudini, la nostra vita si trasforma.

 

La parte più difficile del cambiamento è riuscire a individuare tutti gli autosabotaggi che sono in noi e a livello emozionale inconscio abbiamo creato. Quando ci svalutiamo e ci prodighiamo per gli altri, ad esempio, facciamo qualcosa per ricevere amore, per paura dell'abbandono.
Il dolore è il modo che il corpo ha per segnalarci il problema, ci dobbiamo perdonare, con umiltà e dolcezza, curare il bambino che vive dentro di noi, non preoccuparci del giudizio degli altri, non pensare di non meritarci di essere felici.

 

Dobbiamo spalancare il cuore. Senza resistenza.

Abbiamo, diceva Platone, la "malattia originaria": quando ci allontaniamo dal nostro essere, ci sentiamo persi, ed è questo il significato vero del "peccato originale".
Le tradizioni spirituali, tutte, hanno come centro assoluto la riscoperta dell'unità, il ritrovare la nostra vera autenticità.

Nessuno di noi sa veramente in cosa consista la nostra vera essenza, ma questa ricerca ci porta a spalancare il nostro cuore e questo non va d'accordo con la rabbia.

 

Cura e guarigione non sono sinonimi, cura è cambiare stile di vita, prendere farmaci, integratori, mangiare bene, muoversi. Guarire è altro.

Se proviamo rabbia, la rabbia si manifesta. Se proviamo amore, l'amore si manifesta. Anche nel corpo.

Aprire il cuore è la chiave di volta del cambiamento; abbandonare il dolore e arrenderci.

 

Una cosa che capita spesso è lo scetticismo, la diffidenza, è la non voglia di prendersi la propria responsabilità.

Se c'è fiducia allora si riesce a tirar fuori la propria unicità. Ognuno poi fa il proprio percorso a modo suo e coi suoi tempi.

 

Desiderare di ritornare come si era prima non funziona, perché è proprio quel "prima" che ci ha fatto ammalare. Serve riscoprirsi nuovi, creare una nuova immagine di sé. Il percorso è la trasmutazione del bruco in farfalla, attraverso la fase difficile della crisalide.
In ognuno di noi c'è questa bellissima farfalla e tutti siamo magia.

 

Evitiamo il linguaggio bellico. La lotta contro, lo sconfiggere (virus, batteri, malattie). La terminologia è fondamentale.

Dobbiamo invece fare della nostra vita un capolavoro senza voler piacere a tutti, fare quello che siamo, credere in quello che è ormai evidentemente possibile: l'autoguarigione, l'autopoiesi, perché il nostro corpo ha tutte le risorse per ritornare in equilibrio, nell'omeostasi.
Abbiamo la forza del seme che non si preoccupa, ma semplicemente ha dentro di sé la potenza del germoglio.

È tempo di tornare a casa e volersi bene sul serio.

 

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Grazie a:

Cristina Cogoi, coach iniziatica, dottoressa in biologia con indirizzo genetico che lavora da anni nell’ambito riabilitativo.

Valentina Gattafoni, life coach specializzata in PNL, insegnante certificata del metodo Louise Hay e ideatrice del percorso “Fibromialgia alleata”.

 

Questa la registrazione della diretta Facebook dalla quale è stato tratto questo post: https://www.facebook.com/dott.stefanomanera/videos/312506504419598









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