L'EMPATIA PUÒ REALMENTE ESAURIRSI?
mente (cervello)
5 ottobre 2021
L'empatia può realmente esaurirsi? | Stefano Manera Blog

Quanto è importante l'empatia nella pratica medica? E può realmente esaurirsi?
Può, un medico, affermare che sceglierà chi curare, che discriminerà una categoria di persone, che proverà piacere nel torturare pazienti dei quali non condivide le scelte?

 

La parola empatia è sulla bocca di tutti.
Ma viviamo in un mondo così individualista che le nostre capacità di provare empatia si stanno riducendo sempre di più.
L'empatia, insieme alla gentilezza, sono esattamente gli antidoti di cui abbiamo bisogno per risolvere conflitti, pregiudizi e diseguaglianze.
Empatia è quella capacità di entrare nel sentire dell'altro senza alcun giudizio e senza alcuna critica.
È la capacità di vivere le emozioni altrui.
È connessione e vibrazione.
È saper dosare i silenzi e le parole.
È saper donare un abbraccio, uno sguardo, un sorriso.
Empatia è ri-conoscere la nostra storia negli occhi dell'altro, fuori da noi, facendola diventare elemento dell’esperienza più intima cioè quella del percepire insieme, espandendoci verso ciò che è oltre, verso ciò che è imprevisto.
Nella totalità del nostro sentire.

 

"La capacità di sentire ciò che sta accadendo ad un'altra persona, capacità che ho definito empatia, si fonda sul fatto che il nostro corpo entra in risonanza con altri corpi viventi", afferma Alexander Lowen.

 


La compassione, per un medico, è la capacità di ascolto, pazienza, comprensione e rispetto dei bisogni dell'altro, è un linguaggio semplice e preciso che tocca le corde emotive del paziente.
La compassione o l'empatia riducono i ricoveri e migliorano le cure del 40%.
Curare senza compassione o empatia significa curare male e sappiamo che la guarigione di un paziente dipende dal tipo di cura praticata.

 


Una volta che questi professionisti della salute esauriscono la loro compassione verso qualcuno che non considerano degno di cure cosa fanno? Non curano più i pazienti? Chiedono di essere legittimati ad esimersi dai loro doveri?

Seguendo questo ragionamento, costoro un bel giorno potrebbero esaurire la loro compassione per chi mangia male, si avvelena (consapevolmente) e diventa obeso, per poi affollare cardiologie e pneumologie, oppure potrebbero esaurirla per chi fuma (consapevolmente) e intasa così oncologie e terapie intensive, o per chi consuma un po’ troppi alcolici (consapevolmente), o per chi conduce una vita sessuale un po’ troppo promiscua (consapevolmente), o per chi abusa di psicofarmaci (consapevolmente), o più semplicemente per chi non corrisponde al loro ideale di paziente.
Si continua a ignorare che la maggior parte dei pazienti che ha affollato gli ospedali nell'ultimo anno e mezzo, lo ha fatto perché è stata lasciata a casa senza cure.


Si continua a ignorare che solo unendosi e non dividendosi in fazioni di "giusti" e "sbagliati" si può risolvere un problema.
Questi impavidi "care givers" cosa farebbero se si trovassero in missione in un paese straniero e dovessero curare uomini, donne e bambini con un credo differente o con alle spalle storie allucinanti?
Negli ospedali dei teatri di guerra si cura chiunque: persone comuni come guerriglieri, assassini e banditi.
L'abbiamo sempre fatto, no? Che cosa vi sta succedendo ora?
Avete mai esaurito la vostra compassione, che so, verso i Testimoni di Geova che rifiutano ad esempio le trasfusioni? Non cercate di curarli al meglio con ogni mezzo possibile, come del resto prevedono la Costituzione e le leggi Italiane?

 

Affermare "sto esaurendo la mia compassione" è gravissimo e se un medico o un infermiere perde l'empatia verso i pazienti dicendo di non volerli curare in base a delle loro scelte, è bene che cambi in fretta lavoro.
Oltre a dover provare profonda vergogna.

 

La causa della vostra possibile stanchezza non è data dai pazienti (avete scelto di fare i medici, per la miseria!), ma da chi ha reso possibile questa stanchezza, cioè da chi ha devastato e depredato la sanità pubblica, riducendovi all'osso, obbligandovi a turni massacranti, ostacolando i vostri aggiornamenti e inducendovi a sottomettervi agli obiettivi delle amministrazioni che al paziente hanno sostituito il profitto.

 

I pazienti non c'entrano.
È bene ricordare che compiere scelte terapeutiche in base al colore della pelle, al credo religioso o all'orientamento sessuale, quasi un secolo fa, ha fatto piombare l'Europa in uno dei periodi più bui che la storia possa ricordare e che nessuna persona sana di mente vorrebbe rivivere.

 

Così, non dite mai più "sto esaurendo la mia compassione" verso un paziente, chiunque esso sia e ricordatevi anche che quando vi siete laureati avete declamato un giuramento e che ora se Ippocrate vi ascoltasse dichiarare alla stampa o scrivere nei social certe frasi, vi disconoscerebbe come suoi discepoli.









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