MUTAZIONE MTHFR E INFIAMMAZIONE
corpo (intestino)
21 marzo 2022
Mutazione MTHFR e infiammazione | Stefano Manera Blog

Nel mio ultimo post ho parlato ampiamente dell’interstitium come luogo elettivo dove si manifesta e "si deposita" l’infiammazione cronica di basso grado (LGI).

Avevo promesso che avrei scritto circa le cause che portano l’interstitium ad infiammarsi e il perché, in alcuni casi, sia così difficile spegnere l’infiammazione.

Ma perché alcune (tante) persone sono più soggette a infiammarsi rispetto ad altre e perché manifestano più sintomi nel corso della vita?

 

 

La LGI ha senza dubbio una complessa genesi multifattoriale che include molteplici vie metaboliche.

Prima di tutto, è bene spiegare che l’infiammazione è la via di elezione attraverso cui il nostro organismo si mette in moto nel tentativo (fruttuoso o vano) di debellare un’intrusione esterna, ovvero una noxa patogena.

Così come l’infiammazione si attiva, allo stesso modo deve spegnersi in tempi ragionevoli proprio per evitare che si possano determinare danni più o meno seri al sistema.

Lo spegnimento controllato dell’infiammazione è sotto il controllo di diverse vie di down-regulation e una di queste sembra proprio essere rappresentata dal corretto funzionamento dell’enzima MTHFR e dalla catena biochimica della metilazione.

 

Ne ho già parlato in passato in questo blog nell’articolo TROMBOSI E MUTAZIONE GENETICA MTHFR.

Tuttavia, visto l’altissimo numero di pazienti sintomatici che presentano la mutazione, desidero tornare sull’argomento per approfondirlo.

 

L’MTHFR (metilen-tetraidrofolato reduttasi) è un enzima che, attraverso l’intervento della vitamina B12, converte l’omocisteina in metionina, fondamentale per la costruzione delle proteine ed è implicato in alcune fasi cruciali del metabolismo dei folati (vitamina B9).

 

La mutazione MTHFR è stata messa in relazione con varie problematiche, come:

  • cefalea ed emicrania
  • stanchezza cronica
  • depressione, schizofrenia, alterazioni del tono dell’umore
  • poliabortività
  • infertilità
  • difetti del tubo neurale
  • dolore neuropatico dndd
  • fibromialgia
  • autismo
  • malattie cardiovascolari
  • suscettibilità alle malattie oncologiche
  • intossicazione cronica
  • deficit dei sistemi antiossidanti

 

Alcuni sintomi della mutazione, spesso subdoli e aspecifici, possono essere:

  • problemi digestivi: gastrite, colon irritabile, diarrea
  • vertigini
  • stanchezza, affaticamento, astenia, mancanza di energie
  • inappetenza
  • ansia, depressione, disturbi bipolari
  • pallore
  • battito cardiaco accelerato
  • fiato corto
  • formicolio, intorpidimento e/o bruciore a piedi, mani, braccia e gambe.

 

 

Il gene che codifica l’enzima M9THFR può subire mutazioni che comportano una diminuzione della sua attività anche del 70%, con conseguente aumento dell’omocisteina ematica e bassi livelli plasmatici di acido folico.

Difficilmente negli esami di routine viene richiesto il dosaggio dell’omocisteina.

Quand’anche questo esame viene richiesto, la maggior parte dei medici si limita a correggere l’eventuale iperomocisteinemia prescrivendo acido folico (metodo non corretto) e congedando il paziente senza dare ulteriori spiegazioni.

Nessuna indagine per la ricerca della mutazione e soprattutto nessuna presa di coscienza sull’importanza clinica di questa mutazione e dell’alterazione del ciclo della metilazione: errore madornale.

 

DUE PRINCIPALI MUTAZIONI

 

Esistono due mutazioni principali (polimorfismi): C677T e A1298C; entrambe possono essere ereditate singolarmente o entrambe:

  • la mutazione MTHFR C677T è generalmente associata a problemi cardiovascolari, iperomocisteinemia, emicrania e difetti del tubo neurale ad esordio nel primo trimestre di gravidanza.
  • la mutazione MTHFR A1298C è maggiormente associata a colon irritabile, fibromialgia, dolore cronico e disturbi legati all’umore.

 

L'IMPORTANZA DEI FOLATI IN FORMA METILATA

 

L’acido folico interviene in molte reazioni, alcune delle quali:

  • sintesi del DNA, (fondamentale in gravidanza nei primi 3 mesi).
  • riduzione della livelli di omocisteina che, se in eccesso, è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (in particolare per la trombosi arteriosa) e malattie autoimmuni.
  • sintesi di ormoni coinvolti nella regolazione dell’umore (dopamina, serotonina e norepinefrina) determinando, in caso di alterazioni, disturbi neurologici e psichiatrici.

 

Come scritto sopra, eventuali integrazioni di B12 in forma di cianocobalamina o acido folico in forma non metilata possono determinare un ulteriore peggioramento di alcune sintomatologie attraverso un meccanismo noto col nome di trappola dei folati.

L’integrazione corretta deve necessariamente integrare B12 in forma di metilcobalamina e acido folico (vitamina B9) in forma metilata.

 


MTHFR, GLUTATIONE E ACCUMULO DI METALLI PESANTI

 

Un dato molto importante è relativo al fatto che la mutazione del gene MTHFR è correlabile anche con la ridotta capacità di smaltire i metalli tossici.
Il sistema detox dei metalli pesanti vede nel glutatione e nelle metallotioneine [1] due protagonisti importantissimi, motivo per cui la loro carenza ne determina un accumulo.
La produzione e il mantenimento di glutatione e metallotioneine richiede l’intervento anche del ciclo di metilazione in cui il gene MTHFR gioca un ruolo chiave.
Se il gene MTHFR è mutato, il relativo enzima sarà difettoso, ne conseguirà una ridotta produzione di cisteina, un aminoacido fondamentale per la produzione di glutatione e metallotioneine.

 

FATTORI CHE CONTRIBUISCONO ALL’IPEROMOCISTEINEMIA

 

Non solo genetica, ma molti fattori ambientali possono indurre o aggravare l’iperomocisteinemia:

  • dieta a ridotto apporto di folati e vitamina B12;
  • abitudini di vita (fumo, alcol, stress eccessivo);
  • patologie epatiche e renali, artrite reumatoide, psoriasi, patologie o anomalie endocrine, malattie intestinali e patologie autoimmuni;
  • farmaci, ad esempio levodopa, antiepilettici, ipocolesterolemizzanti, antibiotici, contraccettivi orali, eccetera.

 

La mutazione MTHFR rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare soprattutto per i soggetti con bassi livelli plasmatici di folato.
Come sempre, è importantissimo seguire corretti stili di vita che includano un’adeguata dieta ed eventualmente un’idonea integrazione.

 

 

[ 1. Le metallotioneine costituiscono una famiglia ubiquitaria di proteine a basso peso molecolare localizzate nell'apparato del Golgi, caratterizzate da un ricco contenuto in cisteina e da un'alta affinità per i metalli pesanti. ]

 









web design