VAJONT, UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA
divagazioni notturne
9 ottobre 2022
Vajont, una tragedia annunciata | Stefano Manera Newsletter

"La storia della diga del Vajont, iniziata sette anni prima di quel fatidico 9 ottobre 1963, si conclude in quattro minuti di apocalisse con l'olocausto di duemila vittime."

(Marco Paolini - Il racconto del Vajont)

 

Nella fine del 1956 la SADE iniziò la costruzione della diga nonostante non possedesse dati sufficienti e validi sulla situazione geologica della zona.Il progetto fu affidato all'ingegner Carlo Semenza assunto dalla SADE come responsabile della progettazione e della costruzione dei nuovi impianti che la società stava realizzando nel Triveneto.

I dati forniti alla SADE, prodotti dal professor Giorgio Dal Piaz, non solo erano scarsi, ma furono del tutto trascurati e sottovalutati.

Parliamo di rilevamenti geologici eseguiti prima del 1956, eseguiti male e che male interpretarono la realtà geologica del monte Toc.

 

Approssimazione e accademicità (caratteristiche del tutto italiane) fu ciò che contraddistinse questi studi geologici.

Per "accademicità" intendo la tendenza ad affidarsi alle dichiarazioni di presunti esperti per falsificare la realtà e per portare avanti progetti che altrimenti non potrebbero essere realizzati con le evidenze disponibili.

Il tutto in cambio di successo, carriera e guadagno.

 

E tutto ciò appare veramente incredibile considerando che da queste indicazioni, imprescindibili, poteva venire o meno rilasciata la concessione per l'esecuzione di quest'opera colossale.

Il professor Giorgio Dal Piaz, al quale l'ingegner Carlo Semenza aveva in prima istanza affidato il compito delle rilevazioni, nonostante l'alta reputazione che godeva da tempo, non era più in grado, per via dell'età avanzata, di affrontare con la dovuta energia l'impegno assunto.

Invece di effettuare le impegnative rilevazioni, così come sarebbe stato doveroso, il professore si rimise alla sua personale esperienza passata, con esposizioni generiche che non toccavano il problema, fino al punto di approvare le opinioni di Semenza, che spingeva fortemente per la costruzione dell'opera e che geologo non era.

 

Il professor Giorgio Dal Piaz nell'agosto 1928 stese la prima relazione sul bacino artificiale del Vajont e si convinse che la struttura della conca non presentava particolari problemi.

"Le condizioni non sono peggiori di quelle che si riscontrano nella maggior parte dei bacini montani del Veneto".

Nel gennaio 1929, la Società Idroelettrica Veneta decise di deviare il torrente Vajont per produrre successivamente energia elettrica.

Scoppiò la seconda Guerra mondiale ma il progetto non si fermò.

Siamo nel 1940. La SADE sulla scorta dei dati del 1928 progettò una diga alta 200 metri con serbatoio contenente 50 milioni di metri cubi di acqua.

Il 24 marzo 1948, il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firmò la concessione.

 

Un altro particolare va considerato per capire la superficialità nella redazione del progetto: le indagini geologiche rappresentarono solo una piccola percentuale del budget previsto, con un importo fortemente inferiore alla media normale richiesta.

In questo particolare dunque, oggettivamente può essere ravvisata una sottovalutazione, o per meglio dire una "incoscienza", dell'importanza del problema geologico.

Quando iniziarono i lavori sorsero i primi problemi tecnici, dipendenti quasi unicamente dalla caratteristica della roccia trovata, si cercò quindi di porre riparo a questa lacuna, ma malgrado le successive indagini geologiche, più approfondite e serie, rivelassero la vera natura del terreno e conseguentemente verità preoccupanti, ormai era già tardi per tornare indietro.

 

Come prevedibile, la sera del 9 ottobre 1963 dalle pendici settentrionali del Monte Toc, dietro la diga del Vajont, si staccarono tutti insieme 260 milioni di metri cubi di roccia che piombarono nell’invaso sollevando un’onda che scavalcò la diga e cancellò letteralmente dalla faccia della terra cinque paesi (Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Faè) uccidendo 1917 persone, di cui 487 bambini.

 

Il processo contro ENEL e SADE si aprì a cinque anni dalla tragedia, il 25 novembre 1968 a L'Aquila.

L'accusa fu di disastro colposo di frana aggravato dalla prevedibilità dell'evento, inondazione e omicidi colposi plurimi.

La vicenda processuale si concluse il 27 luglio 2000, dopo soli 32 anni, con la firma dell'accordo definitivo per il risarcimento delle vittime e dei danni causati dalla frana da parte dei tre corresponsabili: Stato, ENEL e Montedison.

 

Una nota:

l'allora Presidente del Consiglio, Giovanni Leone, sulle macerie della cittadina di Longarone, l'indomani del Disastro del Vajont, promise giustizia per le vittime.

Peccato che cadde il governo e poco dopo Leone divenne capo del collegio degli avvocati della SADE-ENEL, cioè i carnefici.

Per i suoi alti meriti divenne il 6º Presidente della Repubblica Italiana nel 1971.

 

Una vergogna tutta italiana da non dimenticare.









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