DIGIUNO, AUTOFAGIA E BENESSERE
corpo (intestino)
6 novembre 2023
Digiuno, autofagia e benessere | Stefano Manera Blog

Il digiuno è una pratica molto antica, presente da sempre in quanto nel regno animale può capitare di non mangiare per lunghi periodi a causa della mancanza di cibo a disposizione.
Nelle tradizioni religiose poi è diventata una scelta, come per esempio il digiuno quaresimale cristiano, il mese di Ramadan per i musulmani o i digiuni di molte altre tradizioni religiose.
Nel tempo si è capito che il digiuno, se praticato correttamente, può avere effetti potenti, e così si è cominciato a studiarlo scientificamente e con sperimentazioni cliniche.

 

Nel 2016 la scoperta dell’autofagia valse a Yoshinori Ohsumi il premio Nobel per la Medicina. Gli studi di Yoshinori Ohsumi hanno reso possibile la conoscenza di questi meccanismi, dei geni coinvolti, di cosa accade quando qualcosa non funziona e, quindi, anche di cosa si potrebbe fare per impedire il problema o per risolverlo.

 

L’autofagia, è il processo con cui le cellule del nostro corpo "cannibalizzano" alcuni loro componenti, ovvero si nutrono di proteine e altro materiale inutilizzato.
È un meccanismo che da un lato permette l’approvvigionamento di energia per la cellula e dall’altro promuove l’eliminazione degli scarti potenzialmente dannosi.
Le disfunzioni nel meccanismo dell’autofagia sono implicate nello sviluppo di molte malattie, fra cui Parkinson, diabete, cancro, disturbi del sistema immunitario, sono coinvolte nell’invecchiamento e nella regolazione delle difese immunitarie contro le infezioni.


È un processo indispensabile anche alla fisiologia delle cellule.
Nelle fasi precedenti allo sviluppo del tumore, l’autofagia svolge invece un ruolo protettivo, permette infatti alla cellula di sbarazzarsi delle strutture danneggiate.
Alcune ricerche, ad esempio, hanno scoperto che molti tumori del seno e dell’ovaio presentano una mutazione in una proteina prodotta da un gene chiamato BECN-1 che svolge un ruolo fondamentale nell’avvio del processo di autofagia.
Le attuali ricerche si rivolgono principalmente al cancro, esse studiano come l’autofagia possa portare a morte le cellule tumorali.
Altre sperimentazioni riguardano le malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer.
Poiché l’autofagia ha un ruolo nella "pulizia" della cellula, si studia come promuoverla e permettere alle cellule neuronali di eliminare il loro contenuto di proteine tossiche.

 

L'autofagia e il digiuno sono due concetti collegati: durante il digiuno il corpo si avvale delle proprie riserve di energia e l'autofagia ha il compito di mettere a disposizione i nutrienti necessari in una situazione di emergenza.
Gli studi su animali hanno ripetutamente dimostrato che il digiuno a lungo e breve termine aumenta l’autofagia, è collegato a un invecchiamento ritardato e a un ridotto rischio di tumori.
Ciò è supportato anche da studi sull’uomo che dimostrano che il digiuno intermittente riduce il danno ossidativo e promuove cambiamenti che possono essere collegati alla longevità.
È stato anche dimostrato che il digiuno a breve termine induce una profonda autofagia neuronale e può essere un buon metodo per combattere le condizioni neurodegenerative.
Si ritiene che il diminuito afflusso di nutrienti alle cellule attivi l’autofagia per aumentare l’efficienza metabolica e il riciclaggio dei componenti cellulari.
Cellule più efficienti possono quindi continuare a funzionare correttamente con un minor apporto di nutrienti.

 

Ottimo è il digiuno cosiddetto 16:8 (digiuno intermittente), ideale anche per i principianti del digiuno.
Si osserva un digiuno di 16 ore al giorno e nelle 8 ore rimanenti si mangia normalmente: ad esempio, anticipando la cena alle 18.00 e il giorno dopo facendo colazione alle 11.00 oppure cenando verso le 20 e saltando completamente la colazione.

In ogni caso si consiglia di inserire la notte nelle 16 ore, così nel migliore dei casi per 8 ore si dorme comunque. Nel tempo rimanente si possono assumere acqua e tisane non zuccherate.
Il digiuno serale/notturno favorirà la riduzione del cortisone e dell’insulina, l’incremento della serotonina e il rilascio del GH, oltre a favorire i processi di autofagia.
Il digiuno intermittente dovrebbe essere fatto almeno 3 volte alla settimana.

 

In questo contesto non si può non citare la dieta chetogenica che è un regime alimentare che limita drasticamente l’assunzione di carboidrati, compensandola con un’aumenta assunzione di grassi.
Questo particolare regime alimentare (che è una vera e propria terapia) determina uno spostamento dell’uso di energia dal glucosio ai chetoni, lo stesso evento metabolico che si verifica con il digiuno prolungato. Pertanto, la dieta chetogenica imita le risposte metaboliche al digiuno e può così portare a
un aumento dell’autofagia .
Secondo studi, le diete chetogeniche promuovono l’autofagia nel cervello.

 

Il digiuno è sconsigliato a bambini, adolescenti e anziani, alle donne in gravidanza, a chi soffre di gravi patologie carenziali, a chi è affetto da disturbi del comportamento alimentare e a chi è sottopeso.

 

In associazione alla restrizione calorica, alcuni composti negli alimenti o negli integratori possono attivare i meccanismi dell’autofagia:

- Resveratrolo
- Caffeina
- Curcumina
- Tè Verde
- Vitamina D
- Spermidina
- Acidi Grassi Essenziali
- Trealosio

 

Con queste premesse è facile capire che il digiuno nelle sue varie forme non è utile solo per perdere peso, ma ha molteplici risvolti positivi nella prevenzione di molte patologie tra cui il diabete, l’ipertensione arteriosa, le cardiopatie, i tumori e anche per la salute cerebrale (ictus, Parkinson, Alzheimer), oltre a proteggere le cellule dalla tossicità della chemioterapia, motivo per cui il digiuno dovrebbe essere abbinato a un approccio nutrizionale integrato in oncologia.









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