FARINA DI GRILLO, ECCO PERCHÉ NON È NÉ UTILE, NÉ SOSTENIBILE
corpo (intestino)
8 febbraio 2023
Farina di grillo, ecco perché non è né utile né sostenibile | Stefano Manera Blog

L’iter di approvazione della farina di grillo era iniziato l’8 luglio 2020 da parte della Commissione Europea, che ne aveva richiesto la valutazione all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.

Il 23 marzo 2022, l’EFSA ha adottato un parere scientifico sulla sicurezza della polvere intera parzialmente sgrassata di grillo domestico come nuovo alimento (Appendice 1).
L’International Platform of Insects for Food and Feed ha accolto con favore il via libera delle autorità degli Stati membri dell’Unione Europea, che, oltre alla farina di grillo, punta anche ad autorizzare la commercializzazione di formulazioni congelate e liofilizzate del verme minore della farina, il cosiddetto Alphitobius diaperinus.


Al solito, c'è sempre qualcuno che cerca di gettare fumo negli occhi creando dei "non problemi" come la panzana sulla ormai famigerata chitina (dettagli in appendice 2).

 

I problemi sono altri.


1° problema: la polvere intera parzialmente sgrassata di grillo domestico (Acheta domesticus) rientra nella categoria dei cibi ultra processati.
È costituita infatti dalla polvere parzialmente sgrassata ottenuta da questo insetto mediante una serie di fasi di raffinazione industriale:


• digiuno di 24 ore degli insetti per consentire lo svuotamento intestinale;
• uccisione tramite congelamento;
• lavaggio;
• trattamento termico;
• essicazione;
• estrazione dell'olio tramite estrusione meccanica;
• macinazione.


I dati nutrizionali forniti dai produttori riportano che la farina derivata da insetti definita iper proteica conterrebbe il 74 - 78% di proteine.
Oggi conosciamo molto bene gli effetti delle proteine animali nell'alimentazione umana, il cui eccesso già sappiamo essere dannoso per la salute.
Per le farine provenienti da insetti ad oggi non è noto l'impatto sulla salute, se non il rischio concreto di allergie.
È già possibile ricavare una farina proteica da un qualunque cibo (ad esempio il seitan o l’isolato proteico di soia), una volta tolta l'acqua e altri macronutrienti.
Per quanto riguarda gli insetti, non è chiaro dunque dove stia l'innovazione e il conseguente inserimento nella lista dei cosiddetti “novel food”.

 

2° problema: per molte persone prevarrà giustamente il disgusto al solo pensiero di cibarsi di cibi che derivano da insetti e che quindi contengono questo ingrediente.

Secondo la FAO, un cibo per essere sostenibile deve essere anche culturalmente accettato.
Se è vero che gli insetti sono considerati cibo in altri continenti e in altre culture, lo stesso ovviamente non può essere detto per la nostra.
Questo potrebbe essere un boomerang (speriamo) per l'industria alimentare: buona parte di chi è contrario, non fidandosi, tornerà a preparare i biscotti, la pasta, i sughi, il purè, il pane in casa.
Si tornerà alla materia prima, al produrre e cucinare secondo i crismi.
Questo impatterà sull'economia perché alcuni settori sicuramente ne subiranno le conseguenze, ma la nostra società prima o poi prenderà una sterzata perché tante attività di oggi e lo stile di vita non sono più sostenibili e questo è sempre più evidente.
Magari in alcune famiglie lavorerà solo una persona, cambieranno le esigenze, i bisogni e ci sarà persino una riorganizzazione completa.

 

3° problema da non sottovalutare: il possibile rischio di parassitosi o patologie virali veicolate da queste farine.

 

4° problema: oltre al danno per la salute relativo a un aumentato consumo di proteine, esiste anche il rischio concreto che l’allevamento degli insetti possa portare a crescite incontrollate della popolazione di questi animali che potrebbero sfuggire al controllo degli allevatori, stravolgendo l'ambiente con incalcolabili danni all'agricoltura e con conseguenze difficili da prevedere.
I rischi di fughe o di incrementi incontrollati della popolazione di questi insetti alimentano prospettive non del tutto rosee.


5° problema: questi insetti necessitano di temperature elevate per vivere (circa 30 °C).
Per molti paesi europei che stanno attualmente investendo in questo prodotto, questo è un punto molto importante, considerata la forte crisi energetica che stiamo vivendo. Quindi, la presunta, ma tanto decantata ecosostenibilità di alimenti a base di farina insetti non trova un chiaro e certo riscontro nella realtà dei fatti, se non un evidente quadro speculativo.
Esattamente come sta avvenendo per le auto elettriche.


Come afferma la dott.sa Luciana Baroni, presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana: in un continente ricco come l'Europa non c'è bisogno di aumentare il consumo di proteine, c'è invece bisogno di diminuirlo. C'è bisogno di consumare più cibi di origine vegetale, ricchi di fibre, carboidrati complessi e fitocomposti con azione preventiva in grado di proteggere nei confronti delle principali malattie croniche diffuse nel mondo occidentale.
Un ricco tesoro di nutrienti essenziali che si trova solo nel regno vegetale.

 

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Appendice 1:


secondo il nuovo regolamento Ue approvato e in vigore dal 24 gennaio, la polvere di grilli sarà ora consentita in prodotti alimentari di consumo quotidiano, come pane, cracker, biscotti.
Ecco nel dettaglio in quali prodotti e in quali quantità (su 100 gr.) potremo trovare farina di grillo, su tutto il territorio dell’Unione europea:
• Pane e panini multicereali, cracker e grissini (max 2 gr.)
• Barrette di cereali (max 3 gr.)
• Premiscelati per prodotti da forno (secchi) (max 3 gr.)
• Biscotti (max 1,5 gr.)
• Prodotti a base di pasta (secchi) (max 0,25 gr.)
• Prodotti a base di pasta ripiena (secca) (max 3 gr.)
• Salse (max 1 gr.)
• Prodotti trasformati a base di patate, piatti a base di legumi e verdure, pizza, piatti a base di pasta
(max 1 gr.)
• Siero di latte in polvere (max 3 gr.)
• Analoghi della carne (max 5 gr.)
• Minestre e minestre concentrate o in polvere (max 1 gr.)
• Snack a base di farina di mais (max 4 gr.)
• Bevande simili alla birra (max 0,1 gr.)
• Dolci al cioccolato (max 2 gr.)
• Frutta a guscio e semi oleosi (max 2 gr.)
• Spuntini diversi dalle patatine (max 5 gr.)
• Preparazioni di carne (max 2 gr.).

 

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Appendice 2:


Come sempre qualcuno cerca di cavalcare l’onda e di far passare informazioni scorrette col solito fine di fare facile propaganda creando terrore, in questo caso vaneggiando sulla chitina senza possedere studi in merito.
Queste informazioni girano in rete da quando un noto personaggio, ora venditore di ciondoli, ha provveduto a diffonderle.
Il problema eventuale degli insetti non è la chitina, che dopo la cellulosa, infatti, è il più abbondante biopolimero presente in natura.
La chitina è uno dei principali componenti dell'esoscheletro degli insetti, ma anche della parete cellulare dei funghi (che consumiamo in grandi quantità), di molti altri invertebrati (esoscheletro e cuticole dei crostacei) ed è presente nella parete cellulare di alcune microalghe marine (come la klamath).
Gli insetti sono stati e sono consumati abitualmente in molte parti del mondo da persone che non hanno enzimi digestivi diversi dai nostri e che non si sono estinte, cosa che conferma che la chitina non è di per sé un veleno direttamente cancerogeno.

Allo stato attuale tuttavia non sappiamo se, in assenza di un adeguato microbiota intestinale, essa possa dare fenomeni di infiammazione e permeabilità intestinali con conseguenze serie per la nostra salute.









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