IL MICROBIOTA IN ONCOLOGIA
corpo (intestino)
2 gennaio 2020
Il microbiota in oncologia | Stefano Manera Blog

Da qualche anno a questa parte inizia a emergere sempre di più una correlazione tra la composizione del microbiota, la salute dell'intestino e la risposta alle terapie oncologiche.
Durante i trattamenti oncologici possono insorgere frequentemente mucositi, diarea e disturbi gastrointestinali; somministrare quindi un’alimentazione appropriata è estremamente importante.
E' altresì importante approcciare un contesto di medicina integrata.

 

Tutto il contrario in poche parole di quanto succede nella maggior parte dei reparti oncologici e negli ospedali in genere.

In questo contesto, la RIVOLUZIONE di questi anni del microbiota ci permette di comprendere che sì, l’alimento è importante, ma ancor di più come questo verrà utilizzato e trasformato dal microbiota.
Il tema dell’interazione alimentazione-microbiota nel paziente oncologico, così come nei pazienti affetti da patologie di tipo cronico-degenerativo, è pertanto essenziale.

 

Durante la terapia di queste patologie bisognerebbe cercare di modificare il microbiota del paziente al fine di favorire la risposta immunitaria, proprio modificando la composizione alimentare aumentando l'apporto di fibre.
Il lavoro essenziale di sostegno dovrà avvenire attraverso la dieta e l’apporto di probiotici specifici, selezionati sul reale bisogno del paziente.

Il lavoro serio dovrà essere fatto in termini preventivi, modificando cioè lo stile di vita.
Dovremo scegliere uno stile di vita "anti-flogistico", in cui inserire anche un adeguato apporto di VITAMINA D e C, antiossidanti e adottando il maggior numero di azioni quotidiane per praticare prevenzione attiva.

 

Uno studio recente della University of California, pubblicato su Nature Microbiology
dimostra come l’elevato e prolungato consumo di carni rosse, ad esempio, comporta sia l’alterazione della popolazione batterica intestinale, in particolare di Bacteroidales e Clostridiales, sia un maggior rischio di patologie infiammatorie principalmente mediate dall’acido N-glicolneuraminico (Neu5Gc), tramite l'espressione di specifici enzimi idrolitici (sialidasi) da parte di determinati ceppi batterici.
Sappiamo che infiammazione cronica intestinale significa permeabilità e permeabilità significa patologia.

 

Che la carne rossa induca acidosi e infiammazione è noto da tempo, oggi sappiamo anche che un consumo eccessivo di carne rossa induce disbiosi.
Agire riducendo la disbiosi, l'infiammazione cronica di basso grado e l'acidosi della matrice dovrà pertanto essere il nostro obiettivo nel percorso della Salute.









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