IMPORTANZA DELLA VITAMINA D
corpo (intestino)
24 maggio 2021
Importanza della vitamina D | Stefano Manera Blog

Ogni giorno è esperienza comune ricevere pazienti in grave carenza di vitamina D.
Talora, inoltre, questi stessi pazienti mi portano una prescrizione integrativa del tutto errata.
Vorrei quindi fare un minimo di chiarezza su questa fondamentale vitamina.

 

La carenza di vitamina D è un fenomeno mondiale.
Le persone non fanno più movimento fisico, non stanno più all'aria aperta e non si espongono al sole, utilizzano eccessivamente prodotti cosmetici o creme solari, mangiano male e si nutrono di cibi "morti", non vivi, né vitali, utilizzano troppi farmaci e vivono generalmente in una condizione disbiotica, con un'infiammazione di basso grado cronica.
Queste sono le cause della carenza vitaminica nella popolazione, sia adulta che pediatrica.

 

Sarebbe più opportuno definire la vitamina D col termine di "ormone" poiché interviene in moltissimi processi biologici (muscolari, ossei e immunitari).
Attiva il DNA ed è quindi di buon grado considerata un importante fattore epigenetico.
È noto che la vitamina D sia molto importante nel trattamento di patologie cronico-degenerative e autoimmuni, quali il morbo di Chron, la RCU, il Parkinson, la fibromialgia, le encefaliti, la PESS, la psoriasi, l'artrite reumatoide e via discorrendo.
Una carenza può essere anche causa di impoverimento del sistema immunitario.

Tra i campanelli d’allarme di una carenza ci sono le malattie infiammatorie e i fenomeni disbiotici, ovvero le alterazioni della flora batterica intestinale. Mi capita spesso di rilevare bassi livelli di vitamina D in pazienti che lamentano malessere e fatica cronica, che non si sentono in forma anche se non hanno sintomi specifici. Altre spie possono essere problemi dermatologici come dermatiti o pelle eccessivamente secca.

 

Purtroppo sono ancora molti i medici che sottovalutano l'importanza della vitamina D e che la prescrivono in modo inadeguato, nonostante siano centinaia le pubblicazioni che dimostrano l'utilità della vitamina D persino ad alto dosaggio nella maggioranza delle malattie autoimmuni.
C'è ancora molta paura a prescrivere questo ormone lipofilo tra i medici per via di casi di intossicazione e di ipercalcemia registrati a partire dagli anni '40.
Tuttavia, sappiamo che per evitare ipercalcemia basta assumere la vitamina D unita alla vitamina K2 e ad alcuni oligoelementi (per esempio magnesio e zinco).

 

Esistono esami ematochimici per valutare la vitamina D e la cascata del suo metabolismo: calcemia, vitamina D3, paratormone, calcitonina. Aggiungendo omocisteina, vitamina B12 e folati sarà possibile valutare l'eventuale malassorbimento instestinale oltre che la possibile mutazione MTHFR (correlata alla predisposizione di patologie autoimmuni gravi).
Una volta accertata la carenza si ricorre all'integrazione che varia a seconda delle condizioni iniziali del paziente. La vitamina D va somministrata quotidianamente, fino al raggiungimento dei valori ottimali, compresi tra i 60 ng/ml e gli 80 ng/ml, con un valore desiderabile intorno a 100 ng/ml. Per garantirli, è opportuno introdurre, per un adulto sano, dalle 3.000 alle 5.000 UI al giorno.

La vitamina D va assunta quotidianamente perché ha un'emivita relativamente breve.
Ancora oggi purtroppo vedo prescrivere alti dosaggi mensili, ecco perché i pazienti ne risultano di fatto sempre carenti.
La quantità e il tipo di vitamina D da integrare sono del tutto soggettivi e dipendono da tanti fattori.

La vitamina K2 non va assunta sempre ma solo quando con alte dosi quotidiane di vitamina D si rischia l'ipercalcemia.
La terapia deve essere individializzata e trattandosi di una cura con un preciso iter diagnostico, terapeutico e di follow-up, è indispensabile un'approfondita visita medica.
Come sempre quello che scrivo è un invito ad approfondire queste tematiche e a prendervi cura di voi.

 









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