“Ci sono due diversi tipi di persone nel mondo, coloro che vogliono sapere, e coloro che vogliono credere.”
(Friedrich Nietzsche)
Bisogna tenersi strette le cosiddette coincidenze che ci capitano, perché determinano il percorso della nostra vita e perché ci aiutano a comprendere chi siamo davvero.
Se sarai nell'amore, comprenderai che non è il destino a compiere il bene che ti succederà, ma sarà il tuo atteggiamento.
Molte persone l'hanno dimenticato ed è proprio questo che manca all’umanità disattenta e sbadata.
Quello che mi capita di ascoltare quando parlo con le persone e ascolto le loro storie è una sorta di cliché che si ripropone.
Tutti vivono e si lamentano continuamente di problemi relazionali.
Quello che mi viene riportato è rabbia, tristezza, paura, giudizio verso l'altro perché non ci ha dato quello che ci aspettavamo, perché ci ha lasciati, perché non ci ama come vorremmo.
Il protagonista del copione che si recita sul palcoscenico è sempre il dualismo. Siamo convinti che il mondo si divida in categorie: "buoni" e "cattivi", "giusto" e "sbagliato", "bianco" e "nero" e, guarda caso, pensiamo che i "cattivi" e gli "sbagliati" siano sempre gli altri.
Difficilmente noi ci mettiamo in discussione.
Ti sei mai chiesto davvero quanto di ciò che vivi è frutto di una tua scelta?
Quanto sia stato messo in scena da te?
Quante volte sei stato tu il "cattivo" della storia?
Come sempre, siamo vittime e carnefici allo stesso tempo e ci alterniamo a interpretare entrambi i ruoli.
Siamo convinti che le persone ci facciano del male perché sono cattive e perché crediamo che la maggioranza delle persone sia consapevole di quello che fa, ma purtroppo non sempre è così.
La maggior parte delle volte, le persone agiscono in modo del tutto inconsapevole.
Chi è radicato, in equilibrio e consapevole di se stesso, sa che il male che commette all’altro, lo commette in primis verso se stesso.
Ecco perché quando parliamo di ferite emozionali, parliamo sempre di noi e delle nostre proiezioni.
L'altro non ci capita mai per "caso". La verità è che l’altro lo scegliamo noi e dobbiamo esserne consapevoli, anche se questa cosa può far male.
Se pensi di non valere niente, probabilmente attirerai persone che ti faranno sentire esattamente così.
Se agisci una modalità possessiva, forse incontrerai persone che ti tradiranno, oppure persone che dipenderanno da te.
Se credi di essere brutto o brutta, incontrerai molto spesso persone che ti faranno sentire esattamente quello che credi di essere, che ti sminuiranno e non ti apprezzeranno.
Se hai paura della solitudine, incontrerai persone che ti faranno sentire solo.
La nostra nevrosi si unisce perfettamente con la nevrosi dell'altro come in un gioco di incastri.
Questi copioni purtroppo sono spesso dinamiche familiari, si ripetono di generazione in generazione. Noi li abbiamo appresi dalla nostra genealogia ed essi divengono veri e propri imprinting epigenetici.
Non è sufficiente "razionalizzare" e ripetersi con convinzione: "io valgo, io sono bello, io mi merito."
Questi giochini semplicistici vengono insegnati nei corsi di un weekend di coaching e di crescita personale un tanto al chilo e sono dannatamente illusori.
È lo stesso concetto per il quale una persona depressa non potrà mai stare bene semplicemente dicendosi "quanto è bello il mondo intorno a me", oppure "ci sono molte persone più sfortunate di me."
Il pensiero positivo non funziona.
Tutto questo si può affrontare solo se sarai disposto ad andare oltre la mente, ovvero a cambiare il tuo stato energetico, a fare un lavoro profondo sul tuo sentire, sulla tua consapevolezza, sul tuo schema di valori, sul tuo cuore, sulla comprensione del tuo posto nel mondo, sull’accettazione delle tue radici e sul perdono.
A quel punto potrai comprendere che le cadute, le sconfitte, il dolore, le relazioni difficili sono in realtà un dono e tutto ciò che magari hai sempre visto come un nemico è invece l’opportunità che la vita ti ha offerto per aiutarti nella tua crescita e nell’individuazione del tuo sé profondo e autentico.
