I BATTERI INTESTINALI POSSONO MUTARE E DIVENTARE PATOGENI
corpo (intestino)
8 agosto 2022
I batteri intestinali possono mutare e diventare patogeni | Stefano Manera Blog

Un recente studio, pubblicato su Nature, mostra che i batteri intestinali possono diventare dannosi nel tempo acquisendo la capacità di traslocare dall’intestino e colonizzare altri organi, dove possono innescare uno stato di infiammazione cronica.

 

I risultati di questi studi potrebbero in parte spiegare perché il rischio di sviluppare malattie correlate al microbiota aumenta con l’età e anche perché alcune persone che presentano batteri potenzialmente dannosi non si ammalano mai.

 

Si ritiene che i commensali intestinali con potenziale patogeno, indicati con il termine di patobionti, abbiano un ruolo causale in una vasta gamma di patologie associate a uno stato di infiammazione, dalle malattie infiammatorie intestinali alla sindrome metabolica.

Analizzando il microbiota umano è possibile rilevare la presenza di microrganismi patogeni anche in individui apparentemente sani.

 

I ricercatori hanno ipotizzato che l’evoluzione all’interno dell’ospite, un fenomeno attraverso il quale i batteri intestinali si adattano ed evolvono, nel tempo possa rendere questi microbi dannosi.

 

Sappiamo che la disbiosi intestinale causa infiammazione intestinale e conseguente leaky gut (intestino permeabile), a sua volta causa della traslocazione batterica.

 

I risultati dimostrano che l’evoluzione all’interno dell’ospite di un patobionte intestinale può facilitare la traslocazione batterica, suggerendo quindi l’esistenza di una fonte microbica di stocasticità precedentemente non descritta nello sviluppo e nella progressione di diverse patologie correlate al microbiota.

Questa è una novità assoluta e ci dice che il microbiota stesso muta nel corso del tempo potendo evolvere anche verso un quadro patologico, ma del resto che anche i batteri rispondessero alle leggi dell'evoluzione era noto.

Il punto è capire l'impatto che questa nuova evidenza ha nei confronti della nostra salute e in che modo possiamo ridurre questa tendenza a evolvere verso la patogenicità.

 

Dal mio punto di vista è interessante incrociare questa evidenza con la suscettibilità genetica all'infiammazione che possiamo riscontrare in molti soggetti.

Mi riferisco ad esempio alla mutazione del gene MTHFR, oppure alle mutazioni che modificano l'attività delle citochine e che possono determinare una diversa risposta allo stimolo infiammatorio determinando un aumento del rischio di sviluppare malattie cronico degenerative (es. IL-10, IL-18, Il-6, TNF-A, MTR, FUT2) e tutti quei geni implicati nella detossificazione e stress ossidativo.

Insomma, i dati da valutare sono tanti.

Ciò che conta è sempre iniziare con l'individuare il bandolo della matassa costruendo un terreno che sia il più pulito possibile e per fare questo ci vogliono tempo e dedizione, soprattutto quando i disturbi sono cronici e di lunga data.

 

Fonte:

https://www.nature.com/articles/s41586-022-04949-x

 

"Cervello Intestino: un Legame Indissolubile":

https://www.stefanomanera.it/libro-cervello-intestino-legame-indissolubile.html

https://www.macrolibrarsi.it/libri/__cervello-intestino-un-legame-indissolubile.php?pn=7644

 









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