ESSERE UN TERAPEUTA
mente (cervello)
6 febbraio 2022
Essere un terapeuta | Stefano Manera Blog

La nostra vita si forma attraverso la contingenza pura degli incontri.

Noi siamo il risultato degli incontri che abbiamo fatto.

E gli incontri rappresentano la nostra storia.

Un buon incontro è quello che allarga, estende, dilata l’orizzonte del mondo.

Che mi fa vedere che il volto del mondo è un altro, che apre e moltiplica i mondi.

 

Molti mi contattano e vengono da me credendo che io sia benevolo, che io offra loro soluzioni pronte, che li sollevi dalle loro responsabilità sostituendomi a loro.

Molti vengono da me delegandomi la loro salute o la loro stessa condotta di vita o la loro genitorialità.

Molti non mi chiamano più quando capiscono che devono rimboccarsi le maniche e far fatica, quando capiscono di dover intraprendere un percorso.

Io vi posso accompagnare in questo percorso.

Possiamo esplorare insieme il sentiero, ma non vi prenderò in spalla per percorrerlo al posto vostro.

 

Io non sono un amico e non sono accomodante.

Cerco di muovermi in un sentiero contrassegnato da 4 cumuli di pietre che indicano il mio (e il nostro) cammino: la gentilezza, la compassione, la gioia compartecipe e l'equanimità.

Io sono un terapeuta.

Sono un uomo che ascolta, che accoglie e che resta radicato al presente.

Un terapeuta deve poter ascoltare in modo unico, puro, senza attesa e senza giudizio.

 

L’ascolto del terapeuta è saper tacere l’amore, non avere domande intrusive, non volere che il paziente diventi come vorrebbe.

Incontrare un terapeuta è un buon incontro, ma non è un incontro facile.

Incontrare un terapeuta è un incontro terribile, per fortuna.

Incontrare un terapeuta è incontrare la parte peggiore di noi.

Incontrare un terapeuta è sì un buon incontro, ma è l’incontro peggiore che possiamo avere, poiché rappresenta esattamente l’incontro con la nostra parte peggiore: una malattia, un disagio, un trauma, un dolore, un abbandono.

Una terapia serve per ripartire, ricominciare, serve per trasformare la crisi, il dolore, la sofferenza, i sintomi, il buio in una nuova possibilità.

 

Una nascita (una ri-nascita) è mai separata dalla morte, così come la luce si produce nel punto più oscuro della notte.

L’essere in crisi è un segno di vita spirituale formidabile, di possibilità, di fermento interiore.

È l’ignorante che non conosce crisi, perché semplicemente consolida le sue certezze.

E c’è crescita solo quando le certezze vacillano.

Quando la grande certezza dell’Io, quando penso di essere ciò che sono, non è più così incrollabile.

Perché ci sia conoscenza, ci dev’essere sempre il dubbio su ciò che si è.

Non abbiate paura a incontrare la vostra parte peggiore, accoglietela e osservatela, solo così essa diverrà piccola.

Ma per favore, non delegate ad altri la vostra vita.

Siate i maestri di voi stessi.









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