GRANI ANTICHI E MODERNI, VERITÀ E BUGIE
la stanza degli ospiti
27 aprile 2022
Grani antichi e moderni, verità e bugie - Monia Caramma | Stefano Manera Blog

Articolo di Monia Caramma.

 

A volte ripercorrere la storia aiuta a capire le scelte o le tendenze attuali.
La Rivoluzione verde ha creato il mostruoso monopolio delle aziende sementiere che bloccano la libera circolazione dei semi brevettandoli e la politica, dopo 40 anni, continua ad affermare lo stesso principio.
Domandiamoci se noi consumatori abbiamo bisogno di nuove specie o se sia il sistema ad aver bisogno di essere costantemente alimentato: la risposta pare scontata.
Il serpente che si morde la coda, anche conosciuto come uroboro rappresenta, sin dall’antichità, l’infinito, senza inizio né fine, un sistema nel quale tutto torna e si autoalimenta.


Nel caso dell’agricoltura le aziende hanno bisogno degli agricoltori e per tenerli in condizioni di necessità hanno una sola via, quella economica.
Così nuove varietà arrivano sulla nostra tavola senza che nemmeno ce ne accorgiamo e mangiamo pasta e pane senza chiederci come sono fatti.
A quelli che sostengono che questi alimenti li mangiavano i nostri nonni e trisavoli senza avere problemi di salute, ricorderei che da 100 anni a questa parte tutto è cambiato nel mondo agricolo.
Siamo passati dal trasformare ciò che ci dava la natura a seminare ciò che serve all’industria alimentare.
I supermercati, ma anche tante botteghe, sono l’espressione più evidente di questo potere: troviamo in vendita solo ciò che i grossi gruppi alimentari distribuiscono e al consumatore non va detto cosa sta mangiando perché potrebbe informarsi.

 

Da alcuni anni il tema dei cereali antichi e moderni è tra i più discussi in ambito alimentare non solo in termini di salute e benessere, ma anche di libero scambio delle sementi.
Sostenute dalla politica, varie associazioni di categoria hanno deviato l’attenzione sulla provenienza delle farine e delle granaglie, creando in parte dei consumatori la convinzione che questa sia più importante della cultivar.
In buona sostanza, ci dicono: una farina di grano moderno italiano è da preferire ad una equivalente proveniente da un’altra nazione: in questo modo gli effetti negativi dei prodotti lievitati o della pasta si legano solo ai pesticidi e non alla varietà.
Non viene esplicitato che ad esempio, a parità di residui di sostanze chimiche o al contrario della loro assenza, non c’è alcuna differenza tra uno Svevo (frumento duro ad alto tenore di proteine) di provenienza nazionale, europea o extra UE.

 

Questa è solo una delle tante questioni affrontate nel mio libro "Cereali antichi e moderni – perché conoscere la varietà della farina che mangi può salvarti la vita": partendo da Nazareno Strampelli e dalla sua creatura più nota, il Senatore Cappelli, indico con chiarezza come distinguere i veri antichi dai moderni e come sia farraginosa la linea che li separa perché priva di fondamento scientifico.

 

Il 1975 è l’anno considerato spartiacque tra antico e moderno: la convenzione stabilisce che tutto ciò che in qualsiasi modo è nato prima è da considerarsi antico, mentre quanto è nato in seguito è invece moderno.
Pongo l’accento su “in qualsiasi modo” perché è l’origine della confusione sui grani antichi.
Vengono infatti accomunati il Monococco, padre dei cereali, presente nei resti della mummia di Otzi, e il Verna, nato negli anni Cinquanta unendo tra di loro due frumenti già oggetto di manipolazione, concetto intellettualmente e scientificamente scorretto.

 

I capitoli del libro scorrono con la narrazione della Rivoluzione Verde, considerata la nuova battaglia del grano, che ha globalizzato il mercato delle sementi distruggendo biodiversità autoctone e ha imposto agli agricoltori di tutte le nazioni l’acquisto di sementi create da società sementiere (alcune delle quali nate ad hoc).
L’obbiettivo alla radice era all’apparenza nobile: aumentare le rese a parità di ettari coltivati e diffondere varietà resistenti a parassiti e siccità, peccato che tutto sia degenerato nel monopolismo e nella creazione di un legame stretto tra seme e pesticida: le cultivar moderne, incapaci di adattarsi all’ambiente richiedevano acqua e terreni particolarmente azotati per svilupparsi e maturare per come erano state progettate.
Da qui alla storia del glifosato è un batter di ciglia.

 

Un filo logico collega periodi storici, teorie e prodotti: alla luce di questo excursus il Senatore Cappelli, e come lui i falsi antichi, vengono percepiti per ciò che sono, ovvero semplici costruzioni marketing legate al pagamento di royalties per sfruttamento del marchio commerciale.

 

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La cara amica Monia Caramma, con cui ho l’onore di collaborare, da settembre 2021 figura tra le 100 donne più influenti d’Italia secondo Forbes, è co-fondatore di Bontasana, relatrice e formatrice di cultura alimentare specializzata nei cereali, autrice ed editorialista.
Dal 2018 è referente di Sorghum-ID, società sostenuta dall’Unione Europea per lo sviluppo della coltivazione e del consumo di sorgo in sostituzione di mais giallo e soia, come esperta nella produzione di pasta di sorgo e del suo processo di molitura; sue pubblicazioni al riguardo sono state inserite sia nel Journal of Food and Nutritional Disorders sia in riviste specializzate.
Ha cambiato radicalmente la sua visione sul cibo per affrontare e vincere il “suo” morbo di Chron; da questa esperienza è nato il suo impegno decennale nel recupero e utilizzo dei cereali antichi e nello studio e nella progettazione di pasta e alimenti sostenibili a lungo termine per l’ambiente e la
società.
Si aggiorna, inoltre, costantemente per combattere la disinformazione e l’informazione ingannevole sul cibo.









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