LA VERA STORIA DEL GRANO CRESO
corpo (intestino)
29 agosto 2022
La vera storia del grano Creso | Stefano Manera Blog

Torno a parlarvi del grano perché le informazioni che ci arrivano sono sempre più confuse, disordinate e scorrette. Spesso seguono mode che nessuno sa da dove abbiano origine.

Proprio qualche giorno fa ho letto sulla bacheca di un’amica un post condiviso che, a quanto pare, sta girando molto e in cui ho letto molte inesattezze.

A questo punto mi chiedo: "a che pro?"

Diffondere notizie false è solo frutto di ignoranza oppure viene fatto con l’intenzione di diffondere paure e tirare, in un certo senso, l’acqua al proprio mulino per costruirsi più consensi proprio tra coloro che leggono distrattamente e confusamente qua e là nel web?

Da sempre cerco di fare informazione seria e documentata, anche a costo di andare controcorrente attirandomi qualche antipatia.

Sono convinto che la serietà e l’impegno ripaghino sempre ed è per questo che lavoro duramente per fornire informazioni aggiornate, solide e documentate.

 

A tal proposito ho chiesto a un’amica ed esperta di cereali antichi, Monia Caramma, che ha già scritto per questo blog il post Grani antichi e moderni: verità e bugie, di aiutarmi a fare chiarezza intorno al grano.

Qui sotto la sua risposta che spiega molto bene come stanno le cose.

 

"Negli ultimi mesi leggo con frequenza post e articoli di sedicenti esperti di cereali, professionisti formati in altre discipline che scrivono sull’argomento con piglio e anche un po’ di terrorismo (così aumentano le condivisioni e i like). Attenzione essere trasversali nelle conoscenze è segno di curiosità intellettuale, non fraintendetemi; solo che se ti informi googolando o sul Manuale delle giovani Marmotte senza controllare le fonti il livello non potrà mai essere elevato.

Così, grazie ad una naturopata con 6000 condivisioni il Creso è diventato un cereale tutt’ora coltivato e scopro con stupore che sarebbe pure OGM; un nutrizionista invece ci racconta che lo stesso cereale soffoca tra le erbacce ed è saldamente legato al glifosato; la combinazione di questi due elementi sarebbe responsabile di tutte le malattie del mondo.

Sia ben chiaro, non è mia intenzione difendere questo cereale che ha sconvolto il mondo agronomico e alimentare, che ha fatto scomparire i veri cereali antichi e alimentato la ricerca in ambito chimico, la corsa ai brevetti e la distruzione della biodiversità.

Chi mi conosce sa bene quanto mi prodighi affinché l’informazione sia corretta e propedeutica alla consapevolezza, ma è con i fatti che si costruiscono opinioni fondate.

 

Shakespeare scriveva "begin at the beginning", ovvero inizia dall’inizio.

Il Creso, che per buona pace dei terroristi dell’informazione, non viene più coltivato da almeno 15 anni, è anche spesso indicato come ibrido ottenuto da una mutazione naturale, ma la verità è che senza la tecnologia non sarebbe mai nato.

Sin dagli anni Cinquanta, presso il Centro Ricerche del CNEN (ora ENEA) della Casaccia, vicino a Roma, scienziati e agronomi lavoravano irradiando i vegetali con il cobalto-60.

La ricerca, o meglio la modifica genetica non si limitava al frumento, ma coinvolgeva ogni specie vegetale, sia frutta che verdura. Non è noto quante varietà siano state sottoposte ad esperimenti mutageni e ad oggi non sappiamo quali siano state brevettate e successivamente immesse in commercio.

Nel 1974 venne iscritto al Registro Nazionale delle Varietà Vegetali il frumento duro FB55, nome tecnico del Creso, ottenuto dall’incrocio di una linea generica proveniente dal Cimmyt (Centro internazionale per la modifica di mais e frumento con sede in Messico) con il B144 mutante del Cappelli.

Vediamo come ci sono arrivati.

Fu Norman Bourlag, padre della Rivoluzione Verde, a spingere Alessandro Bozzini, ricercatore del CNEN, a sperimentare al fine di diminuire l’altezza dei grani duri.

Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta il gruppo di scienziati della Casaccia ottenne due varietà da mutagenesi (1): il B132 e il B144, entrambi "figli" del Senatore Cappelli. Bozzini incrociò di nuovo questi due mutanti con il Senatore Cappelli, ottenendo il Castelporziano dal B132 e il Castelfusano dal C48, che iscrisse al Registro Nazionale delle Varietà Vegetali nel 1969. L’entusiasmo dei genetisti era talmente alto da contagiare anche i colleghi oltreoceano; così mentre loro lavoravano in Italia, Norman Borlaug in Messico ebbe l’idea di incrociare un frumento tenero giapponese di taglia bassa, il Norin 10, con un frumento duro messicano, lo Yactana, e poi di incrociare l’ibrido risultante con l’onnipresente Senatore Cappelli. Il frumento ottenuto raggiungeva l’obiettivo di taglia (era alto massimo 80 centimetri), ma risultava inadatto ai processi di produzione della pasta alimentare. Borlaug passò quindi la semente a Bozzini, che decise di incrociarla con il suo B144, ricavandone un frumento basso e adatto a essere utilizzato per la pastificazione: nacque così il Creso, capace di cambiare per sempre la storia delle coltivazioni di grano duro.

Avrete quindi capito che NON è un OGM perché manca il requisito fondamentale, ovvero uno spezzone di DNA di un’altra specie.

 

Il legame con il glifosato arriva negli anni successivi, quando le più grandi aziende chimiche diventano anche sementiere così da legare strettamente chimica e coltivazioni. Il processo era semplice e profittevole: L’agricoltore acquistava (ma accade ancora oggi) una semente brevettata, il kit chimico (che comprende anche azoto per la fertilità del terreno), e non può replicare da solo la semente ma è obbligato di anno in anno a ricorrere a questo sistema.

Questo ci porta alla riflessione su quanto siano decisamente più etici i grani antichi che non sono sottoposti a brevetto (attenzione però perché i furbi sono sempre in agguato e così nascono Einkor, Kamut, Graziella Ra, Riso Venere e altri), ma è una storia complessa e meriterebbe un approfondimento a parte.

Ad oggi il glifosato, diserbante o disseccante, è inserito nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene, ne è vietato l’uso nel disciplinare biologico e nei parchi, giardini pubblici o zone frequentate da bambini. Questo vale per l’Italia e qualche altra nazione europea. Non così invece per le nazioni extra UE, che ne fanno largo uso soprattutto nelle coltivazioni intensive.

 

Questa è l’unica verità sul Creso, l’unica storia che, per quanto complessa, ripercorre fedelmente i fatti.

Tutto il resto è falsa informazione, terrorismo che meriterebbe di essere censurato (e con lui anche gli autori).

 

La domanda è "quale grano costituisce pane e pasta comuni"? Tutti i grani duri moderni hanno in comune il Creso nel loro DNA. Tutti nascono in laboratorio e in tutti è possibile programmare il tenore e la composizione proteica (che poi origina il glutine), il colore (punto di giallo), la taglia, la resistenza a parassiti, malattie, siccità. Capite bene quindi che il terreno di crescita è solo una delle componenti e non rappresenta un vantaggio assoluto (mi riferisco ai claims sulle etichette “100% grano italiano, “grano della zona xy”, “grano dei miei campi”).

A parità di residui di sostanze chimiche o della loro assenza, non c’è alcuna differenza tra uno Svevo (frumento duro ad alto tenore di proteine) di provenienza nazionale, europea o extra UE.”

 

1 - La mutagenesi è l’insieme dei processi che portano a una mutazione della struttura genetica di un organismo. Si ottiene con radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma), che rompono uno o entrambi i filamenti di DNA, oppure con l’esposizione a radiazioni ultraviolette (raggi uvb e uvc) che creano una sorta di “nodo” (tecnicamente detto dimero di Timina) in una porzione definita del filamento di DNA.

 

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Monia Caramma, con cui ho l’onore di collaborare, da settembre 2021 figura tra le 100 donne più influenti d’Italia secondo Forbes, è co-fondatrice di Bontasana, relatrice e formatrice di cultura alimentare specializzata nei cereali, autrice ed editorialista.
Dal 2018 è referente di Sorghum-ID, società sostenuta dall’Unione Europea per lo sviluppo della coltivazione e del consumo di sorgo in sostituzione di mais giallo e soia, come esperta nella produzione di pasta di sorgo e del suo processo di molitura; sue pubblicazioni al riguardo sono state inserite sia nel Journal of Food and Nutritional Disorders sia in riviste specializzate.
Ha cambiato radicalmente la sua visione sul cibo per affrontare e vincere il "suo" morbo di Chron; da questa esperienza è nato il suo impegno decennale nel recupero e utilizzo dei cereali antichi e nello studio e nella progettazione di pasta e alimenti sostenibili a lungo termine per l’ambiente e la società.
Si aggiorna, inoltre, costantemente per combattere la disinformazione e l’informazione ingannevole sul cibo.

Il suo libro Cereali antichi e moderni è un testo fondamentale per tutti coloro che desiderano conoscere e approfondire il complesso mondo dei cereali che finiscono sulle nostre tavole.

 

Bibliografia:

 

Caramma M. Cereali antichi e moderni. Perché conoscere le varietà della farina che mangi può salvarti la vita. Mind Edizioni, 2021 Milano.

 

https://www.fidaf.it/wp-content/uploads/2018/07/CasoCreso.pdf

 









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