PREVENIRE LA DISBIOSI INTESTINALE
corpo (intestino)
30 luglio 2021
Prevenire la disbiosi intestinale | Stefano Manera Blog

La disbiosi intestinale (alterazione dell'equilibrio del microbiota intestinale) è causa accertata di molte patologie, come si evince dalla letteratura più recente.

Negli adulti la disbiosi è correlata con patologie metaboliche, patologie croniche intestinali (IBD, morbo di Chron, RCU), patologie cardiache, aterosclerosi e tumori.

 

In questi anni vediamo come la terapia antibiotica sia sempre più utilizzata e come nel contempo essa stia lentamente perdendo la sua efficacia, creando temibili e terribili resistenze (del resto l'anti-bios già nel suo etimo è perdente in partenza).
Il futuro è senza dubbio rappresentato dalla terapia pro-biotica, dove pro-bios dovrebbe convincere ed appassionare maggiormente.

 

Il microbiota intestinale viene trasmesso dalla madre e si sviluppa a seconda del terreno del bambino. Il tipo di parto, l'ospedalizzazione, il tipo di allattamento, le terapie, l'alimentazione, lo stress della madre, lo possono influenzare profondamente e un microbiota alterato può innescare la risposta infiammatoria cronica di basso grado, la quale può determinare una possibile leaky gut syndrome (sindrome di permeabilità intestinale).

Un'azione ulteriore, magari reiterata, può determinare uno sconvolgimento della bilancia immunitaria (leggi iperstimolo), a sua volta causa di patologie croniche e talora irreversibili sia in età pediatrica che in età adulta. Un quadro così serio porterà inevitabilmente verso uno scompenso metabolico-ormonale e un conseguente stato di acidosi interstiziale. La grande sfida è mantenere il pH interstiziale (cioè dell'impalcatura vitale presente tra cellula e cellula, la matrice essenziale per gli scambi metabolici e per l'eliminazione tossinica) entro valori tendenzialmente alcalini.

 

I fattori che possono condurre a un quadro di acidosi (stile di vita, terapie, dieta, una super stimolazione del sistema immunitario come nel caso di infezioni da virus lenti, eccetera) sono, guarda caso, gli stessi che causano la disbiosi intestinale.

Una carenza di minerali, le disvitaminosi (ad esempio delle vitamine C, D e complesso B) una condizione di superossidazione con incremento dei radicali liberi, una riduzione o un indebolimento dei sistemi scavenger (antiossidanti), una concomitante compromissione temporanea o cronica del microbiota intestinale, in ultima analisi una compromissione del sistema PNEI (psico neuro endocrino immunologia), determineranno sempre una condizione di infiammazione e di acidosi cronica, la quale sarà il terreno predisponente per l'insorgenza delle patologie organiche o per la complicanza di patologie infettive.

 

Ecco che diventa sempre più necessario praticare una medicina pro-biotica e realmente preventiva.

Risulta indispensabile riappropriarsi da parte del medico dell'Arte Medica, cioè dell'ascolto profondo, dell'intuizione, della presenza e della semeiotica, oltre che delle nozioni scientifiche, che potranno essere le basi per un rapporto medico-paziente rinnovato e per un percorso diagnostico-terapeutico efficace e solidale.

 

In che modo quindi concretamente dobbiamo impostare il nostro lavoro di prevenzione? Le azioni devono obbligatoriamente concentrarsi su:

  • Stile di vita sano, corretto e "antinfiammatorio" (evitare vita sedentaria, alcool, fumo).
  • Stile alimentare corretto e individualizzato, evitare il più possibile gli alimenti che possano causare infiammazione e acidosi sistemica (zucchero bianco, farine bianche raffinate, latte , sale).
  • Evitare l'abuso di farmaci o i farmaci inutili a qualsiasi età.
  • Considerare attentamente tutti i fattori potenzialmente definiti come "inneschi infettivi", cioè le infezioni a virus "lenti" che possono essere causa di patologie nel corso della vita.
  • Utilizzare probiotici mirati e indicati dal medico.
  • In caso di carenze, utilizzare integratori specifici come la vitamina C, la vitamina D e oligoelementi (ad esempio magnesio, zinco, selenio).

 

Utilizzare la così detta "medicina di regolazione", cioè quella medicina che non sopprima brutalmente i sintomi, ma che comprenda le cause profonde della malattia e il loro significato di causa ed effetto.

Il ruolo fondamentale del medico, il nostro ruolo, dovrà essere sempre più orientato sull'epigenetica, sulla prevenzione e sull'educazione, sull'informazione e sulla consapevolezza, senza mai stancarci di capire, ponendoci sempre domande, accontentandoci mai delle risposte.

Lavorare sui terreni di ogni paziente, svincolati dalle rigide imposizioni dei protocolli terapeutici attraverso il sapiente utilizzo della medicina complementare come affiancamento a quella “ufficiale”, consentirà di ottenere maggiori successi terapeutici e un livello di salute migliore in tutti noi.









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